Simple Memory (2004)

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Saltellante e vibrante spandersi di piatti, un tempo ternario elegante e scorrevole, con una punta di romanticismo trasognato: sembra che già in questo primo tema originale, Clear, ci siano un po' tutte le componenti della musica di questo trio, capeggiato dal pianista Luigi Martinale sotto la scorta del contrabbasso di Stefano Risso e della batteria di Paolo Franciscone. Conosciamo ormai le doti del pianista di Barge nel Cuneese, all'attivo diversi album, a proprio nome ed in varie formazioni, ma in questa occasione impegnato a mostrare la propria arte in terra nipponica: sì perché questo album, Simple Memory, è prodotto e licenziato dalla giapponese GatsPro, al momento solo per il Giappone.
L'ascolto prolungato e profondo di Petrucciani emerge, interiorizzato, in No title, nel tocco spigliato ma al contempo lirico del pianista. Ed anche il suo stile compositivo risente di quell'ascendente, delle strutture simmetriche e bilanciate, di una eleganza che ha l'unico difetto di non sorprendere – specie chi già la conosce – ma al contempo pure il pregio di spiccare fra le mediocri approssimazioni dei nostri tempi. Eleganza e, a macchie, anche ironia. Quella del carattere musicale di Martinale, la quale prorompe tutta nella sua rilettura di Lennie's pennies di Lennie Tristano, esposizione molto lucida e sapiente inserimento di accattivanti figurazioni pianistiche che rallegrano davvero l'orecchio. Ed i beat di contrabbasso e batteria vi si prestano, sia per assecondare il leader, sia per sfoderare le proprie qualità accompagnando lo standard lungo il percorso della riarmonizzazione, come felicemente risalta nel loro "assolo combinato", l'uno a sostenere l'altro, l'uno a controbattere l'altro, sullo sfondo del tracciante piano e dell'inconfondibile poliritmia su cui è costruito il pezzo.
Poetica nel rispetto dell'originale Parlami d'amore Mariù, già presente, in versione cantata, nel cd "Dipinto di Blu" di quel "Jazzinaria Quartet" di cui i tre musicisti costituiscono sessione ritmica a fianco della vocalist Laura Cavallero. Qui invece, il pianista d'adozione gianduia ne restituisce una trascrizione tutta strumentale, che per sensibilità supera la precedente: basti seguire l'intervento del titolare del trio o quello del suo complementare contrabbassista, il cui lineare assolo carezza le corde intime non soltanto di coloro che ricordano l'originale "desichiano" concepito dalla coppia Bixio/Neri, ma pure dei tanti che hanno conosciuto soltanto in seguito questo importante tassello cromosomico dell'italico dna musicale. Salsa caraibica per Cuba root, che denota, da parte del nostro, buona sintesi nel coniugare padronanza della materia "piano-jazzistica" con climi provenienti da ben altre culture, metabolizzando comunque il tutto sempre attraverso le proprie personali coordinate d'estemporaneità.
Rilassante – e forse anche troppo lenta – è A gleam of hope, punteggiata dall'intenso contrabbasso e spruzzata nelle cadenze topiche dalle multitimbriche sonorità percussive delle batterie di Franciscone, mentre l'abilità reinterpretativa dell'arrangiatore e della terna di esecutori si rinnova con equilibrata sinergia nella shorteriana Children of the Night (ancora da sottolineare il contrappunto solistico di Risso ed il cavalcante ride di Franciscone che si increspa sbottando in sonori rolls e crash nel crescendo a metà del pezzo). Il brano che meglio di tutti incarna l'anima di questo trio è Still lives in my memory, al cui crinale ternario Martinal sovrappone – forse anche inconsciamente – un tema melodico dalle inflessioni sincopate che marciano invece su un più usuale 4/4: qui le capacità evocative dei solisti sono enfatizzate da un sorprendente missaggio e panning dei canali, che contribuisce ad avvolgere le sensazioni del fruitore. Piuttosto malinconica è invece Touching a string, la cui ciclica progressione armonica – quasi un giro di bossa – risulta vincente nel catturare l'attenzione dell'ascoltatore.
Swing di quelli che mettono di buonumore in It Could Happen To You, e poi ancora un passo sudamericano, che questa volta palesa nel titolo, Tango for Takashi, la dedica al mentore del presente lavoro discografico, e la cui ispirazione è spiegata con una battuta nella presentazione del booklet. Mancava, in effetti, un momento di intimità musicale che dispiegasse quel sottilissimo filo di corrispondenze emotive che trascorrono fra l'artista e chi lo ascolta: così il cd si conclude con una brillante Skylark in piano solo, all'insegna di una straordinaria e pungente semplicità.
Antonio Terzo - www.jazzitalia.net
Recensione All abaout Jazz
Questo classico disco per piano trio, condotto dal pianista Luigi Martinale accompagnato dal contrabbassista Stefano Risso e dal batterista Paolo Franciscone, include brani originali e standard, più la rilettura del classico della canzone italiana "Parlami d'amore Mariù". La scelta di quest'ultimo brano ci riconduce ad una delle esperienze che il trio sta conducendo, quella del gruppo Jazzinaria, del cui CD Dipinto di blù ci siamo recentemente occupati.
Il trio risulta almeno in certa misura sbilanciato sulla figura del pianista, lasciando ai due partner principalmente un ruolo di supporto ritmico, con non molti spazi di libertà. Conseguentemente - visto anche che Martinale non si propone in veste di pirotecnico virtuoso - la cifra della musica è caratterizzata da uno swing elegante, intenso ma composto, nel quale fanno spicco alcune composizioni tematicamente assai belle come "Still Lives in my Memory" o "Clear", e brani di forte intensità ritmica, come "Cuba Root".
Puntuale ed originale il supporto di Franciscone, bella la cavata di Risso, il leader si fa apprezzare per la limpida e semplice eloquenza, che ha l'unico limite di caratterizzarne poco la personalità, la quale invece emerge maggiormente sul piano compositivo.
Curioso e significativo il fatto che il CD, pur registrato in Italia, sia poi stato prodotto in Giappone, così come alcuni precedenti lavori di Martinale.
Neri Pollastri - www.allaboutjazz.it

LABEL: Gatspro
ARTIST : LUIGI MARTINALE TRIO
TITLE : SIMPLE MEMORY

LINEUP:
Luigi Martinale (piano)
Stefano Risso (b)
Paolo Franciscone (ds)

TRACK LIST:
1. Clear (Martinale)
2. No Title (Martinale)
3. Lennie’s Pennies (Tristano)
4. Parlami D’Amore Mariù (Bixio)
5. Cuba Root (Martinale)
6. A Gleam Of Hope (Martinale)
7. Children Of The Night (Shorter)
8. Still Lives In My Memory (Martinale)
9. Touching A String (Martinale)
10. It Could Happen To You (Van Heusen – Burke)
11. Tango For Takashi (Martinale)
12. Skylark (Carmichael-Mercer)

Liner note:
Il rapporto con il passato è uno dei nodi fondamentali che un musicista deve affrontare durante il suo percorso artistico.
La memoria è quindi il mezzo indispensabile per creare e ricreare il pensiero musicale, una guida fondamentale ma allo stesso tempo una presenza ingombrante.
La memoria è ciò che affiora quando suono e compongo: un processo inconscio e spontaneo generato però da un ripensamento profondo durante i momenti di studio e analisi.
Da tempo, poi, nella scrittura, ricerco la semplicità ; operazione pericolosa perché sempre sul filo del rasoio con la banalità.
Considero questo mio lavoro una sintesi di questi due elementi che mi guidano nel fare musica.
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Ho deciso di iniziare con CLEAR perché penso rifletta un certo suono del trio che sto cercando da tempo. Dopo una lunga introduzione, dove giochiamo con i colori, arriva il tema, un’idea semplice, immediata, che mi ricorda certe melodie pop.
NO TITLE è la dimostrazione che a volte è più facile scrivere un brano che non un titolo!
Ogni volta che ascolto Lennie Tristano rimango colpito dalla sua forza musicale, un pensiero profondo e diretto. I suoi poliritmi sono ancora oggi modernissimi e il suo senso della forma una lezione per qualunque musicista contemporaneo. LENNIE’S PENNIES ne è un esempio lampante.
PARLAMI D'AMORE MARIU' è una delle più belle canzoni italiane e, nonostante gli anni, la melodia conserva una purezza cristallina. Amo da sempre questo brano che ho registrato altre due volte con il gruppo Jazzinaria, formazione che da tempo si dedica alla canzone italiana affrontata con arrangiamenti jazzistici.
I ritmi caraibici scatenano adrenalina, ascoltandoli non si può rimanere fermi. Però in CUBA ROOT c’è anche altro: un lungo percorso armonico e una melodia molto cantabile, forse più europea che centroamericana, che si piega e si trasforma più volte fino a sfociare nell’assolo di batteria che ristabilisce quel clima di danza e movimento di chiara derivazione africana.
A GLEAM OF HOPE, scritto molti anni fa, è un omaggio a mio padre che mi ha spinto verso la musica fin da piccolo.
Le composizioni di Wayne Shorter mi hanno sempre affascinato per le soluzioni armoniche inconsuete e le melodie che uniscono forza e mistero allo stesso tempo. In CHILDREN OF THE NIGHT si ritrovano queste caratteristiche unite a una costruzione formale raffinata.
STILL LIVES IN MY MEMORY è un brano che riflette il mio gusto per le atmosfere melanconiche e le melodie cantabili. In effetti quando scrivo nuova musica mi accorgo di cantare le idee che man mano si concretizzano sotto le mie dita e di scartare quelle che non riesco a piegare ad un canto ipotetico…forse scrivo sempre canzoni senza parole!
Cercavo da tempo una linea melodica che fosse adatta ad un unisono tra piano e contrabbasso e TOUCHING A STRING ne è il risultato.
Suonare gli standard è sempre una grande sfida: il confronto con le interpretazioni del passato è molto rischioso ma allo stesso tempo stimolante. IT COULD HAPPEN TO YOU è uno di quei brani che non mi stanco mai di suonare, rimane "fresco" nonostante le innumerevoli versioni registrate nella storia del jazz. L'arrangiamento che ho scritto per questa occasione prevede il continuo alternarsi tra due diverse tonalità.
Quando Takashi Kasai mi ha proposto la registrazione di questo disco mi ha chiesto se nel mio repertorio c'era un tango. Sono rimasto colto di sorpresa : non avevo mai scritto un tango! Mi sono messo subito al lavoro, la cosa mi stuzzicava. TANGO FOR TAKASHI è nato così, di getto, in tempi rapidissimi.
SKYLARK: cosa si può ancora dire di un pezzo così?
Project:
Martinale, Risso e Franciscone collaborano ormai insieme da una decina d’anni. La fortuna di condividere uno stesso percorso musicale crea una intesa profonda in cui le diverse personalità si fondono in qualcosa di unico. Non è necessario parlare: basta un gioco di sguardi, una nota, un colpo di tamburo, un suono profondo del contrabbasso...
Il trio di Luigi Martinale costituisce un sicuro punto di appoggio per molti solisti e cantanti ma allo stesso tempo ama approfondire in modo autonomo una strada personale che attraversa il mondo degli standards del jazz nonché la ricerca compositiva ed esecutiva di brani originali.
In particolare il trio lavora ormai da molti anni sull’interpretazione della canzone italiana degli anni ‘30 e ‘40, il cui frutto sono i tre album incisi con il progetto Jazzinaria, per la Splasc(H) Records, intitolati “Grazie Dei Fior”, “Camminando” e “Dipinto Di Blu”.
Il trio incide attualmente per la GatsPro, intraprendente etichetta discografica di Tokyo che ha pubblicato l’album “Simple Memory” nel 2004 (recensito nel giugno 2004 sulla prestigiosa rivista giapponese Swing Journal) e il recentissimo “Caruso-Jazzin’ Italian Pop Songs”, un concept album in cui brani di Lucio Dalla, Pino Daniele, Maurizio Fabrizio, Fabio Concato, Bruno Martino e Gino Paoli vengono affrontati con un ricercato linguaggio jazzistico.
Il Trio, nel febbraio 2006, è stato invitato a partecipare all’ International Jazz Festival di Tel Aviv, dove si è esibito in due concerti, uno dei quali, su espressa richiesta della direzione artistica del Festival, dedicato a Bill Evans.